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QUANDO SI EDUCAVA PER ALLEGORIE


Lettura su organo di uno dei brani più interessanti del Codice Engelberg 314



Il Codice Engelberg 314, conservato nella biblioteca dell'abbazia benedettina di Engelberg in Svizzera, è una delle diverse trascrizioni, in una forma di latino popolare mista al greco, del Physiologus.

Il Fisiologo (Physiologus) è una piccola opera redatta ad Alessandria d'Egitto, probabilmente in ambiente gnostico, tra il II e il III secolo d.C. da autore ignoto. Esso contiene la descrizione simbolica di animali e piante (sia reali che immaginari) e di alcune pietre, i quali, presentati in chiave allegorica attraverso alcune citazioni delle Sacre Scritture, rimandano a significati metafisici inerenti alle realtà celesti o il comportamento umano. (Wikipedia)

Questa opera, particolarmente significativa, è reputata quella dalla quale sono derivati gli infiniti bestiari medievali, libri nei quali vengono abitualmente elencati i legami simbolici e allegorici contenuti in diverse forme animali.

Il codice Engelberg non si limita alla trascrizione dell'antico testo, ma è ricco di intavolature di molti brani popolari di contenuto religioso che sfruttano e mettono in pratica l'enorme contenuto allegorico-didascalico presente nel testo del Physyologus.

Tra gli altri vi è la trascrizione del testo del brano proposto nel filmato: l’Unicornis captivatur

Su questo testo il musicista norvegese Ola Gjeilo ha composto un brano per coro a cappella, in stile medievale, brano che entrato nel repertorio di molti cori in tutto il mondo.

Ma il brano eseguito in questo video da Lieselot de Wilde (soprano) e dalla ricercatrice musicista Catalina Vicens (organo) non è quello di Gjeilo. La proposta risulta da una delle intavolature presenti nel codice, trascritta su pentagramma dalla stessa Catalina Vicens, che oltre ad essere una quanto mai valida esecutrice di brani medievali su varie tastiere (suona sia su organi originali o ricostruiti che su clavicembali) è anche una accanita ricercatrice di strumenti e brani inerenti quei secoli denominati “bui”.

L’organo utilizzato è una riproduzione del famoso strumento riprodotto da Jan van Eyck nella pala d'altare di Gent (NL), noto come il “polittico dell’Agnello Mistico”, costruito dall’organaro Winold van der Putten, e si trova attualmente nel National Organ Museum, ad Elburg (NL).

Breve analisi del brano

Occorre accennare che sia la Bibbia che i Vangeli sono ricchi di figure animali a simboleggiare in forma allegorica sia situazioni che personaggi della varie storie riportate.

La Chiesa stessa non disdegna quanto di educativo ci sia nel Il bestiario cristiano: Les bêtes ne sont pas si bêtes que l’on pense: effettivamente che le bestie non siano poi così “bestiali”, come suggeriva Molière nell’Anfitrione... Nietzsche nella “Gaia scienza” temeva che «gli animali vedano nell’uomo un essere loro uguale che ha perduto in maniera estremamente pericolosa il sano intelletto animale»

Inutile ricordare che gli stessi evangelisti hanno una animale a cui si riferiscono: Marco il leone, Luca il Bove, Giovanni l'aquila, Matteo l’uomo alato.

Il testo dell’Unicornis captivatur accosta numerose allegorie riguardanti prevalentemente la figura del Cristo e della sua resurrezione, l'intento è quello di spiegare diversi aspetti del mistero cristiano mediante il paragone con animali – sia reali sia leggendari – che popolavano i bestiari medievali.

Il primo animale che compare è l'unicorno, simbolo dell'unità tra Padre e Figlio.

 ("Hunting the Unicorn" Illustrazione estratta dal Illuminate Rochester Bestiary, 1230)

L’interpretazione simbolica cristiana dell’unicorno risale ad antiche saghe e a testi devozionali paleocristiani ed è riportata in miniature e arazzi medievali che illustrano che esso può essere catturato solo con l’aiuto di una vergine pura, nel cui grembo esso si rifugia fiduciosamente. Successivamente viene imprigionato dai cacciatori, è messo a morte. In questa simbologia si legge l’interpretazione del concepimento di Cristo da parte della Vergine Maria. La scena si svolge in un giardino chiuso o in un roseto e nell’ambito della quale l’angelo Gabriele sarebbe rappresentato come un cacciatore che spinge l’unicorno verso la Vergine con l’ausilio di cani da caccia, simboli delle virtù teologali o cardinali.

Figura molto forte è quella del pellicano:

(Illustrazione tratta dal De Natura Avium (1277); De Pastoribus et Ovibus; Bestiarium; Mirabilia Mundi; Philosophia Mundi; J. Paul Getty Museum)

«… il pellicano uccide i propri piccoli, li piange per tre giorni, e poi ferisce se stesso per restituire loro la vita aspergendoli con il proprio sangue.» (Isidoro di Siviglia, Etymologiae, 12, 7, 26. – Traduzione tratta dall’edizione UTET curata da Angelo Valastro Canale)

L’immagine del pellicano che uccide i propri pulcini e dopo tre giorni li resuscita con il proprio sangue ha un’immensa fortuna diventando una delle principali raffigurazioni allegoriche cristiane. Dio, simboleggiato dal pellicano, scaccia dal paradiso terrestre l’umanità, simboleggiata dai pulcini; la quale però è resuscitata grazie al suo sangue, ovvero l’avvento e il sacrificio di Gesù Cristo.

«Pie pellicane Iesu Domine,
me immundum munda tuo sanguine,
cuius una stilla salvum facere,
totum mundum quit ab omni scelere.»

«O pio pellicano Signore Gesù,
purifica me, peccatore, col tuo sangue,
che, con una sola goccia, può rendere salvo
tutto il mondo da ogni peccato.»

(Adoro te devote, 24-28. – Uno dei cinque inni eucaristici attribuiti a Tommaso d’Aquino)

L’immagine del Cristo Risorto è espressa anche dalla figura del Leone, che, dopo un sonno di morte di tre giorni, viene risuscitato dal Re, ovvero da Dio Padre.
(La resurrezione dei leoncini, in un bestiario latino del 1200-10 circa conservato alla British Library di Londra.)

Il Leone di Giuda è un'espressione usata anche nell'Apocalisse per indicare il Messia.
Del Leone, nelle iconografie bestiarie medievali, si legge quasi sempre che ebbe dei cuccioli nati morti e che sarebbero resuscitati dal fiato del padre dopo tre giorni. L’interpretazione ha una sorta di retroazione sul simbolo, con l’aggiunta dei tre giorni come elemento cristianizzante. Ed è, ad esempio, la fonte dell’affresco di Giotto della Cappella degli Scrovegni di Padova, in cui è raffigurato un leone che resuscita i piccoli.
Non a caso questo quadrilobo si trova tra la rappresentazione del compianto Cristo morto e l’apparizione di Gesù a Maria di Magdala, dopo la resurrezione. Quindi il leone, simbolicamente, rappresenta la resurrezione di Cristo.

La Fenice stessa è simbolo di resurrezione e non solo nelle Sacre Scritture.


Infine viene esposta un'allegoria del Padre, raffigurato come un'idra che entra nel coccodrillo

(Bestiario (secondo quarto del XIII secolo), British Library, Londra.)

Il coccodrillo è la rappresentazione dell’ inferno, nel cui ventre giace l’umanità peccaminosa. L’indra entra nel coccodrillo per liberarne i prigionieri, divenendo la scena come allegoria della redenzione.
Il testo quindi si presenta come un tipico componimento medievale per il contenuto, ma anche per la lingua. Infatti non è scritto in un latino classico, bensì in un latino popolato di grecismi ed anche di alcune piccole innovazioni grafiche. Sono numerosi i prestiti dal greco: alcuni termini vengono soltanto traslitterati (phos, basileus), altri invece si adattano al sistema morfologico latino acquistandone le desinenze (aule, macrocosmi, idrus). Invece, in altre parole di origine greca vengono attuati dei mutamenti fonetici (crocodillum al posto di crocodilum, fenicis al posto di phoenicis), dovuti probabilmente ad un'attestazione più antica e radicata in latino. (Note di Sala Corale Città di Cuneo).

Unicornis captivatur

Unicornis captivatur.
Aule regum presentatur
venatorum laqueo.
Palo serpens est levatus;
medicatur sauciatus,
veneno vipereo.

Alleluia canite,
Agno morienti.
Alleluia pangite,
alleluia promite,
Leoni vincenti.

Pelicano vulnerato
vita redit pro peccato
Nece stratis misera.
Phos fenicis est exusta,
concrematurque vetusta
macrocosmi scelera.

Alleluia canite,
Agno morienti.
Alleluia pangite,
alleluia promite,
Leoni vincenti.

Idrus intrat crocodillum,
extis privat necat illum.
Vivus inde rediens.
Tris diebus dormitavit
Leo quem resuscitavit
Basileus rugiens.

Alleluia canite,
Agno morienti.
Alleluia pangite,
alleluia promite,
alleluia Basileus rugiens.

L'UNICORNO È CATTURATO

L'unicorno è catturato
È presentato alla corte dei re
nella trappola dei cacciatori.
Strisciando si libera dal palo;
ferito, viene curato
col veleno di vipera.

Cantate alleluia
all'Agnello che muore.
Cantate alleluia,
dite alleluia
al Leone vincitore.

Con il pellicano ferito
ritorna la vita alle persone abbattute
da una misera morte per il peccato.
La luce della Fenice è arsa
e sono bruciati gli antichi
peccati del mondo.

Cantate alleluia
all'Agnello che muore.
Cantate alleluia,
dite alleluia
al Leone vincitore.

L'Idra entra nel coccodrillo,
lo priva delle viscere e lo uccide.
Poi ritorna viva.
Per tre giorni dorme
il Leone che il Re,
ruggendo, risuscita.

Cantate alleluia
all'Agnello che muore.
Cantate alleluia,
dite alleluia,
alleluia, Re ruggente.

 

 

 



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