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I MISTERIOSI ORGANI DEGLI EBREI


L'estrema complessità derivante dalle ripetute traduzioni della Bibbia, dall'originale lingua ebraica all'aramaico, al greco, al latino, ed alle definitive lingue europee, ha generato una notevole confusione su alcuni termini che indicherebbero la presenza di strumenti a canne già in epoca biblica.



Da documentazione risalente dal medioevo in poi, sembra certo che gli ebrei fecero uso, fin da epoca biblica,  di almeno due strumenti che possono essere classificati come organi a canne.

Il primo, di costruzione più semplice, prendeva il nome di Mashrokitha (מִשׁרוֹקַיתָא).

la traduzione biblica più recente lo classifica come Flauto (mashrokitha può essere tradotto  “dal suono sibilante”.),  ma in diversi testi pubblicati nel '600, è descritto e disegnato come un piccolo strumento a canne, che probabilmente si suonava soffiandoci dentro.

Questo strumento è menzionato in Daniele almeno in 4 punti.

Secondo  Avraham ben David Portaleone, uno storico ebreo nato a Mantova nella seconda metà del 500 e autore del Shilte-Haggiborim, una monumentale opera storica, questo strumento era talvolta costituito da un gran numero di canne, un'affermazione che, se corretta, farebbe risalire la presenza di questo strumento già nella cultura Caldea, e potrebbe fare riferimento ad uno strumento musicale chiamato in ebraico, ugav.

Il termine ugav è presente nella bibbia in  libri diversi.  leggiamo i versetti corrispondenti:

  • Giobbe 21 12. Essi prendono il timbro e l'arpa, e si rallegrano per il suono dell'organo.
  • Genesi 4 21. E il nome di suo fratello era Jubal: era il padre di tutti quelli che sapevano maneggiare l’arpa e l’organo.
  • Giobbe 30 31. Anche la mia arpa si è trasformata in lutto e il mio organo nella voce di quelli che piangono.
  • Salmo 150 4. Lodàtelo con il timbro e la danza, Lodàtelo con le corde e l'organo.

In questi versetti lo strumento qui tradotto in "organo" viene chiamato ugav. termine che però viene più correntemente tradotto con “flauto”. Capiremo più avanti il perchè di tanta confusione nella traduzione dei termini qui riferiti.

Il secondo invece prende il nome di Magrefah (מגרפה). 

questo strumento non è menzionato nella bibbia ma solo un una serie di libri di epoche che vanno dal 1600 al 1800, testi che, incredibilmente, non solo lo nominano ma ne presentano l’immagine con straordinaria similitudine, pur essendo i codici di autori di nazionalità ed epoca diversa.

Parliamo dei seguenti testi:

Il "Musurgia Universalis" del frate tedesco Athanasius Kircker, pubblicata a Roma nel 1610.

Il "Beschreibung der edelen Singund Kling-Kunst", del compositore e teologo tedesco Wolfgang Caspar Printz, pubblicato a Dresda nel 1690.

L' "Histoire général, critique et philosophìe de la musìque", del musicologo e compositore francese Charles-Henri de Blainville, pubblicato a Parigi nel 1717.

"A General History of the Science and Practice of Music" del musicologo inglese Sir John Hawkins. Pubblicato a Londra nel 1776. 

L' "Enciclopedia", di Denis Diderot e Jean-Baptiste Le Rond D’Alembèrt, publicata a Parigi tra il 1751 e il 1772. 

"The music of the Bible", del compositore e musicologo  Sir John Stainer , pubblicato a Londra nel 1879.

L’estrema curiosità di questo strumento è che, come accennato, viene riprodotto in forma di organo positivo, con valvole governate da leve a mano, sempre con due mantici nella parte posteriore, ma soprattutto con la stessa sequenza di canne che non sono in scala, come una normale successione armonica richiederebbe,  ma si alternano con lunghezze più alte e più basse.

Il ché ci rende curiosi di sapere come poteva essere suonato: o l’organista era estremamente abile nel destreggiarsi nella strana sequenza, o probabilmente le canne erano accordate in modo che, suonandone due vicine, ne risultava un accordo probabilmente consonante.

Risulta chiaro che, vista la presenza di questo strumento in testi che vanno dal '600 all'800, il Magrefah è uno strumento sicuramente usato dalle comunità ebraiche di quell'epoca, ma non c'è testimonianza che sia esistito in epoca biblica.

Nell’enorme confusione storica sulla veridicità o meno della presenza di uno strumento che si poteva chiamare “organo” in epoca biblica, occorre ricordare che la versione recente della Bibbia nasce praticamente nel V secolo avanti cristo ad opera di Esdra HaSofer, noto come "Esdra lo scriba".

I testi della Bibbia da lui ordinati erano scritti originariamente in ebraico, e solo in epoche successive vennero tradotti in aramaico e greco. quest'ultima traduzione è conosciuta come Settanta.

La Settanta è stata utilizzata principalmente in Europa anche in successive traduzioni in latino.

Considerando che la forma di scrittura originale ebraica, all'epoca di Esdra lo scriba, era composta solo dalle consonanti (le vocali venivano aggiunte dalla abilità del lettore) e che l’ebraico di quell’epoca aveva un vocabolario piuttosto scarno (la stessa parola poteva avere più significati) è chiaro che molte traduzioni consecutive risentono della personalizzazione dei vari traduttori, e soprattutto non permettono di capire correttamente in certe occasioni a cosa ci si riferisse.

Questo favorì la fantasia dei trascrittori amanuensi dei codici medioevali che vedevano, ad esempio, nell’ugav un organo simile alla Mashrokitha.

Molte iconografie medievali, ad esempio, che fanno riferimento a quanto dichiarato nel salmo 137 (136),  salmo che per la letteratura italiana è ben noto poiché ha ispirato il sonetto “alle fronde dei salici” di Salvatore Quasimodo, disegnano appesi ai famosi salici anche strumenti che sono organi a tutti gli effetti.

Proprio questo salmo, ci da l’occasione di sottolineare un particolare aspetto di questa confusione.

Nell’edizione vulgata della Bibbia, il secondo versetto recita: "Super flumina Babylonis illik sedimus et flevimus, cum recordarémur Sion. In salicibus in medio eius suspendimus organa nostra", la cui traduzione suona: "Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di te, Sion. Ai salici di quella terra appendemmo i nostri organi".

Ma il termine organa è quello che ha avuto le maggiori mutazioni nelle varie traduzioni nella lingua italiana moderna, il termine “organa nostra” infatti è stato tradotto con :  “organo”, “Strumento”, "cetra" ma oggi definitivamente in “lira”.

Giovanni Pierluigi da Palestrina usa questa versione nella sua antifona per l’offertorio nel secondo libro dei mottetti a 4 voci, pubblicato a milano nel 1587.

È necessario dire però che, in generale, gli organi costruiti intorno al 1300 per qualsiasi culto, a cominciare da quello cristiano, indipendentemente dalla cultura ebraica, erano più o meno realizzati nella stessa maniera, cioè non avevano una tastiera, ma lingue di legno o altro materiale, che venivano tirate e spinte per aprire e chiudere le valvole d’aria di una singola canna.

Sull’argomento relativo a questi proto-organi medievali, vi invito a leggere un nostro precedente articolo all’indirizzo

https://www.grandorgano.it/Nota.php?IdNota=6

È perciò molto probabile che gli strumenti proposti nelle varie edizioni elencate precedentemente si ispirassero alla tipologia costruttiva degli organi medievali realmente esistiti.

 

 

 

 

 



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